LISA BORTOLOTTO

Dopo la maturità tecnica in elettronica e telecomunicazioni ho scelto la formazione universitaria in psicologia perché affascinata dalla relazione tra comunicazione, comportamenti ed emozioni e mi sono appassionata al cervello e al suo funzionamento attraverso la neuropsicologia e la psicofisiologia. Questi interessi insieme alla passione mi hanno condotta a impieghi nell’ambito della disabilità adulta in Comunità e Gruppo Appartamento, e nell’ambito di consulenza per la formazione degli operatori sanitari.

Conclusa la formazione universitaria ho iniziato la formazione pratica con un tirocinio annuale presso La Nostra Famiglia e dove ho approfondito l’Autismo e i Disturbi del Neurosviluppo affiancando l’equipe e le diverse figure professionali che necessariamente devono cooperare per l’abilitazione e la promozione della migliore qualità di vita. Lì ho scoperto come fossero di vitale importanza l’aggiornamento e della formazione continua e ho scelto di iscrivermi alla scuola quadriennale di specializzazione in psicoterapia Cognitiva e Comportamentale perché si è sviluppata secondo il modello scientifico e si è evoluta nelle conoscenze tecniche. Questo tipo di terapia permette infatti di intervenire in modo pratico e strutturato sui problemi per raggiungere i risultati positivi basati sull’evidenza scientifica.

Durante ogni anno di scuola ho svolto tirocini pratici presso i servizi di Neuropsichiatria Infantile di Oderzo, Belluno, Mirano e Martellago dove ho collaborato con le equipe che si occupavano di Autismo, ADHD, Disturbi del Comportamento Alimentare e Adolescenti.

Sono venuta a contatto e ho approfondito la psicofisiologia e le tecniche di Biofeedback e Neurofeedback a livello internazionale con i coniugi canadesi Thompson sulle applicazioni del Neurofeedback per l’ADHD e l’autismo ad alto funzionamento, quindi ho approfondito i Potenziali Evocati, il QEEG e Functional Biomarker con il prof. Yuri Kropotov e “la Teoria Polivagale” con Deb Dana. Settimanalmente partecipo a incontri di formazione, aggiornamento e supervisione con i massimi esperti in neuroscienze, trauma e neurofisiologia.

Ho avuto il piacere di partecipare al Training Internazionale di Schema Therapy per i disturbi di personalità, per il Disturbo ossessivo Compulsivo, per i Disturbi alimentari e per i disturbi d’ansia e dell’umore, e infine al Training internazionale per la Schema Therapy con bambini e adolescenti con Christof Loose. Sto completando le supervisioni necessarie alla certificazione Internazionale delle competenze in Schema Therapy.

L’interesse per le problematiche di coppia mi ha condotta alla formazione di primo livello in Terapia di Coppia Focalizzata sulle Emozioni, un approccio sviluppato da Sue Johnson strutturato per la terapia di coppia che nasce dalla scienza dell’attaccamento, e alla formazione per il primo livello della Terapia di Coppia secondo il Metodo Gottman, un approccio clinico fondato sull’esperienza di ricerca scientifica di oltre 40 anni nel Love Lab di Seattle nel lavoro con le coppie, dove i coniugi Gottman hanno identificato gli indicatori di stabilità  del matrimonio e i fattori di predizione del divorzio definendo così delle linee guida per il clinico nella terapia di coppia efficace.  La Imago Relationship Therapy è stata sviluppata da Harville Hendrix con la moglie  negli anni ’80, al fine di sviluppare una forma di Terapia relazionale basata sull’idea che vi sia un’immagine subconscia secondo la quale, i partner cercherebbero un compagno simile nelle carenze dell’amore dei propri genitori. Si cercherebbe quindi nel partner, in modo inconsapevole, l’unico elemento dell’amore che è stato perso durante l’infanzia. Imago Relationship Therapy lavora per scoprire qual è quel legame d’amore mancante. Ad esempio, un bambino che ha avuto un genitore eccessivamente critico può da adulto avere delle caratteristiche di perfezionismo, e successivamente cercare un compagno che è l’esatto contrario di un perfezionista. L’obiettivo terapeutico è quello di aiutare le coppie a connettersi tra loro a tutti i livelli, consapevoli e inconsapevoli. Attraverso i dialoghi guidati, gli esercizi e le tecniche esperienziali le coppie imparano come trasformare i litigi, le disconnessioni in momenti di ascolto senza giudizio, riconnessione profonda senza vincitori né vinti.

La curiosità nel trauma psichico mi ha condotta ad approfondire la tecnica del Brainspotting partecipando al corso di primo livello con Ermanno Carrara e al corso di secondo livello con Monika Gos. Il Brainspotting è una modalità psicoterapeutica ideata da David Grand nel 2003, che si basa sul riprocessamento neurofisiologico e corporeo dei traumi, attraverso il canale visivo e nel dettaglio di un punto specifico del campo visivo. Lo specifico punto del campo visivo diventa la porta per materiale emotivo, cognitivo, sensoriale profondamente connesso al trauma e non consapevole, che diventa attraversabile con la presenza attenta e sintonizzata dello psicologo, identificando le aree di risorsa del paziente.

Sto approfondendo in un corso biennale la terapia del trauma complesso secondo l’approccio NARM NeuroAffective Relational Model ideato da Laurence Heller presso Vitalis Accademy a Bruxelles. Il NARM affronta il trauma relazionale e dell’attaccamento lavorando con modelli precoci e inconsci di disconnessione che influenzano profondamente l’identità, le emozioni, il comportamento e le relazioni.
Il modello NARM si basa su 5 bisogni fondamentali a base biologica: connessione, sintonizzazione, fiducia, autonomia e amore/sessualità. Il mancato soddisfacimento di uno o più bisogni compromette l’autoregolazione, il senso di sé e lo sviluppo di una sana autostima.

Questo modello lavora simultaneamente con la fisiologia, il cognitivo e le emozioni dell’individuo, sostenendo i punti di forza e la resilienza a disposizione del paziente nel “qui e ora”, permette di avviare un processo di guarigione, di recupero della capacità di autoregolarsi e a stabilire una connessione tra le varie parti del proprio essere, che si erano disconnesse e disregolate in passato.
Esplorando l’esperienza dall’insight corporeo alle credenze o dal pensiero all’esperienza emotiva, è possibile comprendere e riorganizzare il modo in cui le risposte corporee del passato continuano a presentare la loro influenza nel contesto del tempo presente ristabilendo un’attitudine alla vitalità.

Il movimento spontaneo in tutti noi è verso la connessione e la vitalità. Per quanto ritirati o isolati possiamo essere diventati, o per quanto serio possa esser il trauma che abbiamo sperimentato, nel livello più profondo, proprio come una pianta si muove spontaneamente verso la luce del sole, c’è in ognuno di noi un impulso a muoverci verso la connessione e la guarigione.” (Laurence Heller)

BIOFEEDBACK E NEUROFEEDBACK

L’assessment clinico con colloqui e questionari si può completare con una valutazione QEEG, una mappatura cerebrale che permette di visualizzare in 21 siti l’attività elettrica del cervello EEG per identificare i pattern problematici e le loro associazioni sul piano comportamentale: iper o ipoattivazione, localizzazioni, ampiezze delle onde cerebrali e rapporti tra ampiezze, che vengono confrontati con quelli di database normativi aiutano a spiegare i disturbi e a definire il trattamento.

Il Neurofeedback e Biofeedback sono delle tecniche non invasive che permettono alla persona di acquisire la consapevolezza e capacità di modificazione dei propri parametri psicofisiologici con l’obiettivo di migliorare la salute psicofisica, imparare a gestire lo stress attraverso la regolazione delle proprie funzioni fisiologiche. Il Biofeedback nasce in America alla fine degli anni ’60 e agli sviluppi tecnologici dei dispositivi di registrazione dei segnali. Nel Training di Biofeedback l’individuo visualizza o riceve un feedback acustico in merito all’attività fisiologica che viene registrata (ad esempio l’elettrocardiogramma, o la frequenza respiratoria). Guidato dal feedback, l’individuo impara gradualmente a modificare il segnale e quindi la fisiologia nella direzione desiderata. Una volta acquisita consapevolezza dei diversi stati fisici e mentali è possibile richiamarli volontariamente nella vita quotidiana.

Attraverso il Training di Neurofeedback è possibile visualizzare in tempo reale su un monitor la propria attività elettroencefalografica EEG e apprendere come migliorare le proprie prestazioni, raggiungendo uno stato psicofisiologico cognitivo e emozionale ottimale. Il training ha una durata di circa 12-15 sedute (fino a 40 per alcune applicazioni di neurofeedback). (Boyd e Campbell, 1998; Lubar e Lubar, 1984; Rossiter e La Vaque, 1995). Gli effetti sono stabili nel tempo. (Thompson & Thompson 1998, 2010, 2006, 2013) (Rossiter & La Vaque, 1995) (Carmody 2001) (Steiner et al., 2014).

Secondo i criteri della Task Force adottati dall’AAPB Associazione di Psicofisiologia Applicata (Tan, Shaffer, Lyle, Teo, 2016) ha raggiunto:

  • livello di Efficacy 5, (efficace e altamente specifico) il Neurofeedback per l’ADHD, Disturbo da Deficit dell’Attenzione e dell’iperattività;
  • Il livello di Efficacy 4 (efficace) è stato attribuito a: epilessia, depressione, dolore cronico, ansia, emicrania e cefalea, sindrome del colon irritabile e sindrome di Raynaud;
  • livello di Efficacy 3 (probabilmente efficace) è stato raggiunto da Disturbo Post Traumatico da Stress, Insonnia, Autismo, Asma, Artrite, dipendenza da alcol e acufeni.

COMUNICAZIONE ASSERTIVA

Percorsi individuali o di gruppo, in un contesto accogliente, supportivo e NON giudicante per comprendere il proprio stile comunicativo e creare i cambiamenti necessari a raggiungere gli obiettivi della comunicazione, nel rispetto di se stessi e degli altri. Attraverso il cambiamento dello stile comunicativo, diventerà possibile far valere il proprio punto di vista anche durante le discussioni più difficili, sul posto di lavoro con colleghi e superiori o in famiglia.

 

Gli obiettivi del Training assertivo sono:

  • Comunicare senza riserve e liberamente nel rispetto di sé e degli altri. Imparare a dimostrare i propri sentimenti senza paura e parlare delle proprie emozioni senza colpevolizzare l’altro.
  • Far valere i propri diritti energicamente e con decisione.
  • Rifiutare richieste o favori ingiustificati, riuscire a difendersi dai tentativi di sfruttamento dagli altri, riuscire a dire “NO” alle richieste superando la paura di ferire l’altro o di essere rifiutato dall’altro, riuscire a comunicare senza riserve i propri bisogni e le proprie opinioni anche se diverse da quelle del gruppo.
  • Acquistare sicurezza per sopportare l’attenzione degli altri in pubblico, saper fare una critica apertamente, superando la paura di sbagliare o di sembrare ridicoli; saper ricevere una critica e saper esprimere la critica in modo costruttivo e non giudicante

STRESS MANAGEMENT

Lo stress è una risposta psicofisica a situazioni, pensieri, sensazioni e emozioni che vengono percepiti come eccessivi. Quando lo stress permane per molto tempo, diventando stress cronico, può compromettere il funzionamento quotidiano in diverse aree di vita, fino a diventare nocivo per la salute: aumentano la frequenza cardiaca e la pressione arteriosa, modificando metabolismo il funzionamento di organi interni e abbassando le difese immunitarie.

Nella Sindrome Generale di Adattamento, nello stress cronico, possono comparire:

  • SINTOMI FISICI: cefalea, emicrania, mal di schiena, dolori muscolo-scheletrici, tensione nel collo e nelle spalle, gastrite, tachicardia, extrasistole, ipertensione, sudorazione delle mani, agitazione, problemi di sonno, stanchezza, spossatezza, capogiri, perdita di appetito, problemi sessuali, acufeni;
  • SINTOMI COMPORTAMENTALI: bruxismo, alimentazione compulsiva, abuso di alcolici, tendenza alle critiche verso gli altri, tendenza alle lamentele, comportamenti prepotenti, difficoltà a portare a termine i compiti;
  • SINTOMI EMOZIONALI: agitazione, inquietudine, esplosioni di rabbia, attacchi di panico, nervosismo, ansia, pianto frequente, infelicità, senso di impotenza, vergogna, sensi di colpa;
  • SINTOMI COGNITIVI: difficoltà a pensare in maniera chiara, indecisione, difficoltà nelle scelte, difficoltà di attenzione, preoccupazione costante, perdita del senso dell’umorismo, mancanza di creatività.

Il Training di Gestione dello Stress è costituito da un insieme di tecniche per aiutare le persone a gestire in maniera più efficace gli eventi stressanti.
Il trattamento può essere praticato individualmente e/o in gruppo e include a livello generale:
1) Identificazione ed analisi delle situazioni stressanti (autosservazione degli “stressor”, cioè degli agenti di stress, e delle reazioni di stress)
2) Tecniche di rilassamento quali il Training di Rilassamento Progressivo di Jacobson o il Training Autogeno e/o Tecniche Immaginative
3) Tecniche cognitive e comportamentali
4) Pratica delle tecniche apprese nelle situazioni stressanti

Il Training di Gestione dello Stress prevede generalmente dalle 12 alle 15 sedute di trattamento più alcune sedute di estensione che vengono diluite in un periodo che varia dai 6 ai 12 mesi (sedute di richiamo). All’interno del training, in fase iniziale, sono previste anche sedute diagnostiche individuali. Ogni training prevede l’insegnamento di una delle tecniche di rilassamento.

Il Training di Rilassamento Progressivo di Jacobson è un addestramento che ha l’obiettivo di insegnare ad una persona a ridurre la tensione muscolare ed altre manifestazioni somatiche che accompagnano uno stato d’ansia. Fu Jacobson che ipotizzò l’esistenza di una relazione fra stimoli emotivi e grado di tensione muscolare. Apprendere a rilassarsi, non è difficile, richiede solo l’esecuzione di esercizi sistematici. Il rilassamento, effettuato in modo costante permette di competere con l’ansia e la tensione causate dalla vita quotidiana senza alcun ausilio di farmaci. Il rilassamento muscolare progressivo consiste nell’imparare a tendere ed a rilassare diversi fasci muscolari nelle varie parti del corpo. Per imparare a rilassarsi è essenziale prestare attenzione alle varie sensazioni di tensione e rilassamento che vengono sperimentate nelle varie parti del corpo. Acquisire la capacità di rilassarsi è analogo all’apprendere altre abilità motorie. Si utilizza la tensione allo scopo di raggiungere alla fine il rilassamento: una tensione molto forte si nota facilmente, in questo modo si apprende in breve tempo a prestare attenzione alle sensazioni che accompagnano la tensione nelle varie parti del corpo.

Il Training Autogeno è una tecnica utilizzata per risolvere, attraverso il rilassamento fisico e mentale, un gran numero di disagi psichici collegati allo stress e modificare alcune condizioni fisiche ad esso correlate. Le componenti di base del T.A. sono sei e sono indicate con il termine Esercizi Inferiori. L’esecuzione pratica e graduale di questi esercizi comporta per il soggetto la produzione di sensazioni di pesantezza e calore alle estremità, di calore nella regione addominale, di freschezza alla fronte e di regolazione dell’attività respiratoria e cardiaca. Nella sua applicazione standard tradizionale il T.A. prevede che la persona, in posizione di comodo rilassamento e in un ambiente tranquillo e non distraente, sia incoraggiato ad assumere un atteggiamento mentale di passiva concentrazione.

 

Il Training di Gestione dello Stress viene utilizzato generalmente in numerosi disturbi psicosomatici (cefalee muscolo-tensive, colon irritabile, ipertensione essenziale):

  • Problemi di ansia
  • Paure circoscritte
  • Reazioni generali di stress
  • Problemi di gestione della collera
  • Prevenzione di  problemi medici quali cardiopatie, preparazione per operazioni chirurgiche o esami odontoiatrici
  • Problemi connessi alla salute con manifestazioni dolorose generalizzate (es. durante una malattia tumorale), pazienti con odontalgia cronica, pazienti ustionati, ipertensione essenziale, dismenorrea, paura e dolore derivati dal mal di denti
  • vittime di violenza carnale, PTSD (Disturbo Post Traumatico da Stress)
  • Gestione dello stress negli atleti

TEMPI DI REAZIONE

Il Training di Neurofeedback permette la valutazione e l’addestramento dei tempi di reazione nelle risposte agli stimoli visivi e uditivi.

Nel training vengono registrati l’EEG (elettroencefalografici) e i parametri psicofisiologici, che sono legati nel tempo alle risposte di discriminazione ai bersagli corretti o non corretti vengono classificati in base al tipo di evento. Se il bersaglio è quello target l’atleta premerà un pulsante, altrimenti deve ignorare lo stimolo. Vengono registrati in parallelo il tracciato Elettroencefalografico, la variabilità della frequenza cardiaca e attività di conduttanza della pelle, la tensione muscolare durante errori di commissione ed errori di omissione  e vengono confrontati con i tempi di reazione agli stimoli.

Le misurazioni individuali del tempo di reazione, vengono visualizzate simultaneamente agli stimoli insieme a toni audio che segnalano le risposte corrette e errate per velocizzare la reattività agli stimoli e la discriminazione dello stimolo target.