Dopo la maturità tecnica in elettronica e telecomunicazioni ho scelto la formazione universitaria in psicologia perché affascinata dalla relazione tra comunicazione, comportamenti ed emozioni e mi sono appassionata al cervello e al suo funzionamento attraverso la neuropsicologia e la psicofisiologia. Questi interessi insieme alla passione mi hanno condotta a impieghi nell’ambito della disabilità adulta in Comunità e Gruppo Appartamento, e nell’ambito di consulenza per la formazione degli operatori sanitari.
Conclusa la formazione universitaria ho iniziato la formazione pratica con un tirocinio annuale presso La Nostra Famiglia e dove ho approfondito l’Autismo e i Disturbi del Neurosviluppo affiancando l’equipe e le diverse figure professionali che necessariamente devono cooperare per l’abilitazione e la promozione della migliore qualità di vita. Lì ho scoperto come fossero di vitale importanza l’aggiornamento e della formazione continua e ho scelto di iscrivermi alla scuola quadriennale di specializzazione in psicoterapia Cognitiva e Comportamentale perché si è sviluppata secondo il modello scientifico e si è evoluta nelle conoscenze tecniche. Questo tipo di terapia permette infatti di intervenire in modo pratico e strutturato sui problemi per raggiungere i risultati positivi basati sull’evidenza scientifica.
Durante ogni anno di scuola ho svolto tirocini pratici presso i servizi di Neuropsichiatria Infantile di Oderzo, Belluno, Mirano e Martellago dove ho collaborato con le equipe che si occupavano di Autismo, ADHD, Disturbi del Comportamento Alimentare e Adolescenti.
Sono venuta a contatto e ho approfondito la psicofisiologia e le tecniche di Biofeedback e Neurofeedback a livello internazionale con i coniugi canadesi Thompson sulle applicazioni del Neurofeedback per l’ADHD e l’autismo ad alto funzionamento, quindi ho approfondito i Potenziali Evocati, il QEEG e Functional Biomarker con il prof. Yuri Kropotov e “la Teoria Polivagale” con Deb Dana. Settimanalmente partecipo a incontri di formazione, aggiornamento e supervisione con i massimi esperti in neuroscienze, trauma e neurofisiologia.
Ho avuto il piacere di partecipare al Training Internazionale di Schema Therapy per i disturbi di personalità, per il Disturbo ossessivo Compulsivo, per i Disturbi alimentari e per i disturbi d’ansia e dell’umore, e infine al Training internazionale per la Schema Therapy con bambini e adolescenti con Christof Loose. Sto completando le supervisioni necessarie alla certificazione Internazionale delle competenze in Schema Therapy.
L’interesse per le problematiche di coppia mi ha condotta alla formazione di primo livello in Terapia di Coppia Focalizzata sulle Emozioni, un approccio sviluppato da Sue Johnson strutturato per la terapia di coppia che nasce dalla scienza dell’attaccamento, e alla formazione per il primo livello della Terapia di Coppia secondo il Metodo Gottman, un approccio clinico fondato sull’esperienza di ricerca scientifica di oltre 40 anni nel Love Lab di Seattle nel lavoro con le coppie, dove i coniugi Gottman hanno identificato gli indicatori di stabilità del matrimonio e i fattori di predizione del divorzio definendo così delle linee guida per il clinico nella terapia di coppia efficace. La Imago Relationship Therapy è stata sviluppata da Harville Hendrix con la moglie negli anni ’80, al fine di sviluppare una forma di Terapia relazionale basata sull’idea che vi sia un’immagine subconscia secondo la quale, i partner cercherebbero un compagno simile nelle carenze dell’amore dei propri genitori. Si cercherebbe quindi nel partner, in modo inconsapevole, l’unico elemento dell’amore che è stato perso durante l’infanzia. Imago Relationship Therapy lavora per scoprire qual è quel legame d’amore mancante. Ad esempio, un bambino che ha avuto un genitore eccessivamente critico può da adulto avere delle caratteristiche di perfezionismo, e successivamente cercare un compagno che è l’esatto contrario di un perfezionista. L’obiettivo terapeutico è quello di aiutare le coppie a connettersi tra loro a tutti i livelli, consapevoli e inconsapevoli. Attraverso i dialoghi guidati, gli esercizi e le tecniche esperienziali le coppie imparano come trasformare i litigi, le disconnessioni in momenti di ascolto senza giudizio, riconnessione profonda senza vincitori né vinti.
La curiosità nel trauma psichico mi ha condotta ad approfondire la tecnica del Brainspotting partecipando al corso di primo livello con Ermanno Carrara e al corso di secondo livello con Monika Gos. Il Brainspotting è una modalità psicoterapeutica ideata da David Grand nel 2003, che si basa sul riprocessamento neurofisiologico e corporeo dei traumi, attraverso il canale visivo e nel dettaglio di un punto specifico del campo visivo. Lo specifico punto del campo visivo diventa la porta per materiale emotivo, cognitivo, sensoriale profondamente connesso al trauma e non consapevole, che diventa attraversabile con la presenza attenta e sintonizzata dello psicologo, identificando le aree di risorsa del paziente.
Sto approfondendo in un corso biennale la terapia del trauma complesso secondo l’approccio NARM NeuroAffective Relational Model ideato da Laurence Heller presso Vitalis Accademy a Bruxelles. Il NARM affronta il trauma relazionale e dell’attaccamento lavorando con modelli precoci e inconsci di disconnessione che influenzano profondamente l’identità, le emozioni, il comportamento e le relazioni.
Il modello NARM si basa su 5 bisogni fondamentali a base biologica: connessione, sintonizzazione, fiducia, autonomia e amore/sessualità. Il mancato soddisfacimento di uno o più bisogni compromette l’autoregolazione, il senso di sé e lo sviluppo di una sana autostima.
Questo modello lavora simultaneamente con la fisiologia, il cognitivo e le emozioni dell’individuo, sostenendo i punti di forza e la resilienza a disposizione del paziente nel “qui e ora”, permette di avviare un processo di guarigione, di recupero della capacità di autoregolarsi e a stabilire una connessione tra le varie parti del proprio essere, che si erano disconnesse e disregolate in passato.
Esplorando l’esperienza dall’insight corporeo alle credenze o dal pensiero all’esperienza emotiva, è possibile comprendere e riorganizzare il modo in cui le risposte corporee del passato continuano a presentare la loro influenza nel contesto del tempo presente ristabilendo un’attitudine alla vitalità.
“Il movimento spontaneo in tutti noi è verso la connessione e la vitalità. Per quanto ritirati o isolati possiamo essere diventati, o per quanto serio possa esser il trauma che abbiamo sperimentato, nel livello più profondo, proprio come una pianta si muove spontaneamente verso la luce del sole, c’è in ognuno di noi un impulso a muoverci verso la connessione e la guarigione.” (Laurence Heller)